L’esplorazione culturale e artistica può trasformarsi in apprendimenti trasferibili nella realtà lavorativa di un’organizzazione? Non si tratta di domande retoriche la cui risposta è scontata, ed è, ovviamente, “sì”.
E sono quelle le domande che passano per la testa dei partecipanti quando proponiamo e realizziamo iniziative in cui l’arte sia legata all’pprendimento, alla riflessione, all’approfondimentoRallentare i ritmi è importante per sollecitare attenzione a ri-‐vedere ciò che si crede di conoscere e ri-‐conoscere le tante cose che sono sfuggite al nostro sguardo frettoloso e spesso fermo alla sup
erficie delle cose: uno sguardo che vede ma non osserva. Osservare significa dedicare attenzione e intenzione al mondo che ci circonda, cercare informazioni e attribuire significati, creare connessioni tra pensieri e immagini, come quando proviamo l’inquadratura per scattare una fotografia e, attraverso la macchina fotografica, l’occhio si sofferma su particolari e dettagli di solito “trascurabili”. Questo è il valore metodologico di fondo di questa variante dell’art based learning, metodo in cui l’esperienza artistica pittorica, visiva, musicale o teatrale è finalizzata allo sviluppo di creatività, lavoro di gruppo, vision, progettazione, innovazione, empowerment personale. Queste visite guidate formative sono una specie di “palestra per allenare l’osservazione riflessiva”, dove l’arte funge da scenario ispiratore , un ponte che connette l’esterno con qualcosa che deve ancora prendere forma nelle menti di chi osserva.Di fronte alle opere di grandi artisti del Novecento o di artisti contemporanei, ad esempio, possiamo sentirci attratti, divertiti, ammirati o anche confusi, perfino sgomenti perché “non capiamo quello che abbiamo di fronte”, non ne riconosciamo le forme e i significati. E’ in questo temporaneo smarrimento del senso, in questo spiazzamento cognitivo ed estetico che si accendono ulteriori possibilità di apertura al nuovo. Come funziona l’apprendimento realizzato attraverso l’arte? La neuroestetica, la scienza che studia “l’occhio del cervello”ci dice che si tratta di un’esperienza di esplorazione artistica che tocca le persone esistenzialmente, con potenzialità trasformative dei vissuti e del modo di concepire il mondo. Osservare l’arte non è una semplice registrazione visiva, ma un’esperienza che ci fa vedere di più e, vedendo di più, vediamo altro. E non si tratta soltanto dell’occhio: gli studi più recenti delle neuroscienze (come scrive Gallese, lo scopritore dei neuroni specchio) il nostro corpo è chiamato in causa e risponde agli stimoli, si attiva la memoria di vita e le nostre emozioni più profonde, suscitando una risposta empatica. Questa risposta emotiva, corporea (ci muoviamo in uno spazio, siamo in compagnia di altre persone, udiamo i loro commenti) e visiva ad un tempo favorisce la connessione tra idee, immagini che, accompagnate dal racconto di una storia, permettono un apprendimento significativo, significativo perché connesso tra corporeità, sensi e mente . Un pittore, uno scultore, un musicista ha la sua idea di mondo e la veicola, la suggerisce attraverso le sue opere che ci aprono le porte all’emozione di conoscere. Quando questo succede, vedo gli occhi dei partecipanti che “si illuminano” e ciascuno raccoglie qualche particolare dell’opera e del racconto facendola sua, traducendolo in un piccolo insight personale.Si può così modificare la comprensione di ciò che ci circonda, attraverso l’acquisizione di una conoscenza sensibile che diventa parte delle nostre personali epistemologie.